venerdì 19 giugno 2009

In limine - Exibition su tavole di Marco Cazzato



La signorina Erenzi viene oggi con trentacinque minuti e sei secondi di ritardo. Si prende cura del lettino come è solita rifare ad inizio di seduta. Si stende e stringe, fra le dita, il bordo di un cuscino. Mi parla oggi di due sogni e di un fantasma.



Lo sa dottore, cosa accade, quando sognamo di essere sepolti e infine vivi? Di cosa parla quel silenzio della pelle, priva persino di respiro, mentre la pietra posa il lato che le manca e si fa dura? Lo sa dottore cosa accade, se il verde delle muffe ci trasforma in piante e ci figura?
Accade che dall'occhio appena perso al mondo si apre un universo. Ed è per quel pertugio, per quella feritoia, che cadon le rovine, togliendo spazio al dentro e rivelando un varco fuori.
E da quel varco, da quel varco, di colpo ci accorgiamo che il colore è dentro e il bianco e nero è fuori. Che sfumano le scale e che si mischiano i colori dove la finitezza ci consuma e ci fa nuovi.
Fuori, dottore mio, ci sono solo due ritratti, il primo è un sogno, l'altro di poco meno di un cavillo in esistenza.



Nel sogno io mi rivedo, da ragazza, interrogarmi sul genere del mondo, e scopro che non può che essere maschio, per la facilità d'ingresso nel tranello.


In quel cavillo che è invece l'altro sguardo, c'è una ragazza nutrita dai capelli alla placenta del disastro.


(Immagini da: www.sessantanotturno.blogspot.com)

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